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VINS®
view post Posted on 17/4/2024, 18:11 by: VINS®
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Visto La zona d'interesse

Tratto dal romanzo di Martin Amis, scritto e diretto da Jonathan Glazer, il film vincitore del Grand Prix della Giuria quest'anno a Cannes è, al momento in cui scrivo, anche in corsa agli Oscar in varie categorie.

Al netto del tema politicamente corretto ma non per questo meno valido sulla necessità di un altro film sull'Olocausto, la risposta che l'autore sembra suggerire non è quella scontata del bisogno di ricordare per non dimenticare (soprattutto in tempi in cui l'antisemitismo è tutt'altro che scomparso): l'originalità del taglio scelto ne fa non soltanto un qualcosa che racconta l'orrore in modo diverso, ma pone probabilmente il lavoro di Glazer tra quelli più riusciti sul tema.

Indicativi i primi tre minuti del film, tanto per la forma quanto per i contenuti: uno schermo nero con in sottofondo urla, spari e boati che possiamo solo sentire attraverso un crudo e opprimente sonoro (caratteristica ricorrente in tutto il film). Il messaggio è piuttosto chiaro nel suo simbolismo: l'orrore non verrà mai mostrato ma solo percepito, tanto dai protagonisti del film, quanto dallo spettatore (con reazioni probabilmente opposte tra i primi che non ne sono toccati e i secondi che ricevono il classico metaforico pugno nello stomaco). La chiave di lettura può essere duplice, senza che le due si escludano a vicenda: da un lato l'impotenza e la frustrazione di non poter mostrare quello che non si può nemmeno spiegare; dall'altro l'accusa valida ieri come oggi a tanti che non vogliono vedere.

Quel che viene mostrato invece, è la vita quotidiana della famiglia del comandante nazista a capo del vicino campo di concentramento di Auschwitz: la tranquillità della routine fa da contrasto evidente con la tragedia che si consuma a pochi passi. Qui, come in tutto il film, la forma è originale e, a mio modo di vedere, anche significativa in quanto strumentale alla storia stessa.

Se infatti il nero iniziale viene sostituito ad un certo punto da un rosso acceso con in sottofondo i chiari suoni dello strazio che si consuma nel campo, nella vicende quotidiane della famiglia la luce fredda accompagna la geometricità rigida delle inquadrature spesso fisse, all'interno delle quali entrano ed escono i protagonisti in tutta la loro tranquillità. Lì dove qualcuno ha letto un eccessivo manierismo nella ricerca estetica fine a se stessa, come anticipato io ho personalmente colto la volontà di sottolineare rigidità e freddezza delle persone coinvolte nella persecuzione agli ebrei, in modo che dal contrasto emerga forte il messaggio che evidentemente si vuol mandare.

Un ottimo cast incarna questa spiazzante freddezza nonchè idee e parole sul tema che raggelano per la loro superficialità, passando anche per i momenti che più preoccupano le vite dei protagonisti in quanto solo legati alle loro vite personali.

Spiazzante e originale come tutto il resto il balzo temporale nel finale del film.
:05:
 
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