Romance - Il forum dei Romanzi Rosa

Trentatré, Mirya - CT/sovrannaturale

« Older   Newer »
  Share  
AliceAlce
view post Posted on 7/1/2015, 20:27 by: AliceAlce
Avatar

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
3,004
Location:
Emilia Romagna

Status:




Titolo: Trentatré
Autore: Mirya
Editore: autopubblicato (acquistabile su Amazon)
Pagine: 381
Data: 14 novembre 2014


Sinossi:

Trentatré sono i giorni che Dio Si impegna a trascorrere sulla terra, senza i Suoi poteri, prima che Suo Figlio acconsenta ad aiutarLo nell’Apocalisse; ma scopre subito che l’umanità è un abito scomodo da indossare.
Trentatré sono i giorni di cui Grace dispone per persuadere quel vecchio pazzo convinto di essere Dio che l’universo non deve finire; ma c’è un asino dagli occhi azzurri a complicarle la vita e a lei non resta che cercare di trasformarlo in un unicorno rosa.
Trentatré sono i giorni in cui Michele deve affrontare i suoi demoni, per liberarsi del marchio di Caino e imparare di nuovo ad avere fiducia; ma c’è una rossa intenzionata a combattere contro di lui che invece forse potrebbe combattere al suo fianco.
Trentatré sono i giorni necessari a cambiare per sempre le vite del vecchio Giò, di Amir, di Juliette e di tutti coloro che ruotano attorno allo stesso locale, quel locale che in fondo può assomigliare ad una casa, come loro in fondo possono assomigliare ad una famiglia.
Perché la fortuna non è positiva né negativa, le cose migliori accadono per caso e il mondo è pieno di incastri.



Recensione:
Avevo letto un post dell’autrice in cui avvisava che questo suo ultimo romanzo avrebbe potuto turbare chi considera la fede una cosa seria. Io considero la fede una cosa seria. Ma questo libro non mi ha turbata. O per lo meno, non mi ha turbata per come viene presentato il personaggio di Dio. Anche perché si capisce che l’intento non è offensivo, né denigratorio. E’ l’interpretazione che una persona non credente, ma con una mente aperta, cerca di dare alla figura di Dio. E’ un’interpretazione a volte ironica, a volte ingenua, ma soprattutto molto, molto personale. Mirya ha osato parecchio e io apprezzo l’audacia. Per quanto mi riguarda, avendo studiato parecchio sull’argomento, ho trovato diverse cose che mi hanno fatto storcere il naso. Ma insomma, è un romanzo, non un trattato teologico, quindi una volta entrata in quest’ottica (cioè dopo una manciata di pagine) ho iniziato a godermi la storia. E’ stato divertente vedere D. alle prese con il suo corpo umano, con i suoi bisogni e necessità. Mirya ha scelto con attenzione i nomi e cognomi dei suoi personaggi, ogni nome ha un significato ben preciso e rappresenta l’anima del personaggio.

La coppia protagonista, Grace e Michele, a prima vista sembra ricalcare un po’ i personaggi di Di Carne e di Carta, lei intelligente e spigliata, lui burbero e cupo. Ma è solo la prima impressione, con il passare delle pagine si impara a conoscere il background dei personaggi e si và al di là della facciata, si capisce perché sono così come sono. Devo dire che in alcuni momenti li ho trovati un po’ caricaturali, soprattutto Grace, che appare troppo buona, troppo perfetta. Mentre Michele è troppo senza speranza, così giovane non crede già più in nulla.

Non sto a parlare di ogni singolo personaggio. Basti dire che sono tutti ben caratterizzati, ognuno ha uno scopo ben preciso ai fini della storia, che si rivela un complicato intreccio del destino, o incastro come viene ripetutamente sottolineato. Ecco, ne approfitto per fare un appunto: il ripetere ossessivamente le parole chiave. Era una caratteristica molto marcata in Di carne e di carne e la ritrovo anche in Trentatré, anche se, fortunatamente, un po’ smorzata. Trovo che l’autrice stia andando nella direzione giusta. Ma limerei ancora. Con questi incastri alla fine non ne potevo più! :D

Questo non è un romance in senso stretto
l'avrete capito, perché manca il lieto fine classico

Quello che non manca è l'amore, in tutte le sue declinazioni. C'è l'amore romantico tra Grace e Michele (e anche tanta tanta passione), c'è l'amore filiale tra Grace e il padre, tra Michele, la sorella e il nipotino, c'è l'amicizia tra tutti i protagonisti principali, e c'è l'amore assoluto e per questo difficile da capire di D. nei confronti delle sue creature. È un romanzo pieno di sentimenti, quasi tutti buoni. Quasi tutti in capo a Grace. Per tre quarti del romanzo mi è stato bene, perché mi aspettavo una svolta, mi aspettavo l'intromissione della realtà, mi aspettavo un po' di cattiveria, mi aspettavo che Grace perdesse le proverbiali lenti rosa. Questo non è avvenuto, se non in minima misura. Questo fa di Trentatré una favola sovrannaturale. L'avrei bollato per eccessivamente ingenuo, quasi immaturo se a un certo punto l'autrice non ci spiegasse la sua intenzione attraverso le parole di Grace, quando viene accusata proprio di questo, di scrivere romanzi con unicorni rosa: "È proprio questo che voglio, che le persone possano crederci. È vero, ho capito che la realtà è amara e cinica, ma non solo. Ho capito che viviamo in un ecosistema d'asini, ma non solo. E io voglio dare voce a quel 'ma non solo'. È giusto che ci siano storie che ricalcano la vita quotidiana, con le sue tristezze e le sue brutture, ma è giusto anche che ci siano storie che tentano di dare un senso diverso a quella vita quotidiana, a quelle tristezze e a quelle brutture. Magari è il senso che sta cercando D. Di sicuro è il senso che sto cercando io."

Da questo capiamo che è una scelta ben precisa dell'autrice, è quasi una provocazione. Del tipo: lo so che c'è il male, ma io voglio vedere il bene, problemi? C@zzi tuoi. O per lo meno così l'ho interpretato io. Quest'intenzione è secondo me portata all'estremo nel finale. Dove c'è della sofferenza, ma continua a prevalere l'amore. Ecco, devo ammettere che non ho apprezzato completamente il finale, non tanto per quanto succede di per sé, ma perché per il mio personalissimo gusto l'autrice ha in questo caso calcato un po' troppo la mano.

Per concludere, consiglio questo romanzo a chi piacciono le favole, a chi è disposto a credere agli intricati disegni del destino, a chi non si vergogna di credere negli unicorni rosa, a chi vede la neve con gli occhi di un bambino e non pensa alla sozzura che lascia quando si scioglie, a chi non si fa spaventare da un finale difficile.

Per Vis: è in terza persona, in vera terza persona.

Edit: aggiunta copertina

Edited by AliceAlce - 8/1/2015, 08:56
 
Top
7 replies since 7/1/2015, 20:27   76 views
  Share