AliceAlce |
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| Sophia, il bello della letteratura č proprio questo. Ognuno ne ricava impressioni diverse. Per quanto mi riguarda da un romanzo non mi aspetto trattati psicologici. Per quello esistono i manuali. Penso che la scelta di raccontare gli stati d'animo dei protagonisti in modo un po' nebuloso e criptico, sia stata consapevole ed azzeccata. Non credo che una persona che soffre di una patologia ne sia cosi chiaramente consapevole. Penso (e lo dico da profana, quindi magari sbaglio) che a volte si provi una marea indistinguibile di sensazioni che disorientano e confondono. Penso che raramente un depresso arrivi da solo alla consapevolezza di esserlo. O un bipolare. O uno schizofrenico. L'autrice ha scritto dal punto di vista del malato, non del medico. Per quanto mi riguarda, i protagonisti sono disegnati perfettamente nella mia mente e li ricorderņ a lungo. Cosa che mi capita di rado. Ovviamente questa č la mia opinione e in giro ne ho lette diverse che concordano con la tua. Evidentemente č un libro che divide.
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