Titolo L'isola dei fiori rossi Titolo originale Moloka'i Autrice Alan Brennert Dati: Marzo 2020, p.p. 567, € 9.90 (e-book € 5.99) Traduzione: Emanuela Alfieri Editore: Newton Compton
TRAMA 1890. La piccola Rachel Kalama vive a Honolulu e fa parte di una grande famiglia hawaiana. Desidera vedere le terre lontane che suo padre, un marinaio mercantile, spesso visita. Ma all’età di sette anni i sogni di Rachel si infrangono: la comparsa di alcune macchie rosate sulla sua pelle indica che ha contratto la lebbra. Portata via da casa e dalla sua famiglia, viene mandata in quarantena sull’isola di Moloka‘i, dove si trova il lebbrosario e dove la sua vita sarebbe destinata a finire. E invece, sebbene costellata di ostacoli e prove difficili da superare, la comunità che si è creata è ricca di personaggi straordinari: c’è tanta vita anche tra i più disperati ed è un miracolo scoprire che la speranza e l’amore fioriscono nei luoghi più desolati. Un romanzo meraviglioso ispirato alla vera storia dell’isola di Moloka‘i, alle Hawaii, dove per cento anni è stato deportato chiunque avesse manifestato i primi segni della lebbra. Ricco di personaggi pronti a saltare fuori dalla pagina, L’isola dei fiori rossi è la meravigliosa e straziante avventura di tutti coloro che hanno deciso di abbracciare la vita pur essendo stati condannati. Un racconto che, con il calore, l’umorismo e la compassione che porta con sé, ha già incantato e commosso oltre mezzo milione di lettori. Un romanzo fenomeno internazionale Oltre mezzo milione di copie vendute Ispirato alla storia vera dell'isola hawaiana di Moloka‘i «Alan Brennert è uno scrittore eccezionale.» George R.R. Martin «Incredibile.» The Washington Post «Una storia che lascia il segno.» Los Angeles Times
Alan Brennert È autore di romanzi storici di successo (uno dei quali è stato scelto dal «Washington Post» come uno dei migliori libri 2009). L’isola dei fiori rossi ha vinto il Bookies Award nel 2006 e ha venduto più di 600.000 copie. Brennert ha vinto un Emmy Award per la sceneggiatura della serie televisiva L.A. Law e con il racconto Ma Qui ha ricevuto il Premio Nebula.
A metà strada tra fiction e realtà, il libro affronta il poco conosciuto fenomeno storico dell'isola di Moloka'i, alle Hawaii, dove un tempo venivano deportati in quarantena gli isolani che manifestavano i primi sintomi della lebbra.
Il romanzo copre un arco temporale piuttosto ampio, dal 1891 fino al 1970, raccontando in pratica tutta la vita della protagonista e filtrando quindi la storia dell'isola (ma non solo) attraverso gli occhi suoi e degli altri comprimari. E' un lavoro che l'autore riesce a compiere piuttosto bene, distinguendosi da subito abile nel caratterizzare i suoi personaggi anche in poche righe.
Il discorso vale ovviamente prima di tutto per la protagonista Rachel, così giovane quando la incontriamo, e non è da sottovalutare vista la difficoltà particolare quando si deve rendere credibile un personaggio bambino. Non a caso, proprio grazie a questa abilità dell'autore, ci sono passaggi dove la bambina deve affrontare paure e abbandoni che risultano particolarmente toccanti e a tratti strazianti.
Coprendo l'arco temporale della sua vita, il libro nella prima pare diventa quasi un romanzo di formazione per le esperienze della giovane protagonista con sempre lo spettro della lebbra ad accompagnarla. Attraverso l'esperienza sua e degli altri comprimari si assiste quindi ad una sorta di evoluzione di come la malattia veniva concepita, il suo perchè e di qui tutta un'analisi sociale. Se infatti le ragioni storiche dei molti malati di lebbra alle Hawaii sono piuttosto semplici da trovare nel sistema immunitario poco avvezzo ad aver a che fare con i vari virus e batteri portati da chi proveniva dal continente, come in tutti i casi di discriminazione meno lo sono le ragioni di una segregazione in alcuni casi forzata e forse eccessiva. Con un evidente lavoro preparatorio di studio approfondito, l'autore delinea anche il contesto storico con alcuni grandi cambiamenti per lo stato delle Hawaii soprattutto in relazione ai vicini Stati Uniti. Non un qualcosa di "asettico": le emozioni riguardo ai cambiamenti della propria terra vengono ben evidenziati, non tanto magari per la protagonista, quanto per alcuni degli adulti legati di più alle tradizioni e al folklore del posto.
Prendendo spunto da questo aspetto, così come tra le righe è possibile leggere una riflessione sul credo religioso e il valore delle tradizioni locali a prescindere dalla loro presunta "veridicità", lo stesso fenomeno dell' isola di Moloka'i diventa analisi sociale: una realtà con i suoi problemi, magari più accentuati rispetto ad altre comunità, ma capace di costruire negli anni rapporti, vite e relative felicità e dolori come in una qualsiasi società. Le note e ringraziamenti a fine libro, particolarmente importanti per capire il lavoro di studio che c'è stato dietro e approfondire alcuni aspetti come il confine tra realtà e finzione anche per quanto riguarda i personaggi, evidenziano come ancora oggi viva lì chi ci è voluto restare persino dopo che la lebbra è stata curata in modi diversi proprio perchè ritenevano quel posto ormai casa.
Nel caso specifico della protagonista, il lettore l'accompagna durante tutta la sua vita vivendo con lei le varie esperienze tra cui senza dubbio un posto particolare ha il concetto di famiglia anch'esso oggetto di analisi. Il tema apparentemente poco originale dell'importanza dei legami a prescindere da quelli solo di sangue, evita il pericolo banalizzazione grazie ad una parte finale che vede uno sviluppo anche proprio sul fronte del legame familiare in senso stretto.
Meno coinvolgente di quanto ci potesse aspettare in alcuni punti e con qualche mancato approfondimento più che altro del contesto storico, il libro resta cmq una bella lettura che arricchisce non solo proprio dal punto di vista storico ma anche emotivo.
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