Visto
Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte unoLa divisione in due parti, come da modello dei moderni blockbuster, dovrebbe essere un elemento abbastanza indicativo dell'intenzione di chiudere qui la serie con protagonista Tom Cruise nei panni dell'agente segreto Ethan Hunt.
Un altro indizio potrebbe essere un elemento della trama che attinge direttamente al passato del protagonista, per rendere la vicenda più personale quasi si cerchi una sorta di "firma" in tal senso sul finale della saga. In realtà, proprio questo elemento personale appare come uno dei punti deboli del film che mantiene la sua forza più che altro in quegli elementi tipici della serie e che ne hanno decretato la fortuna nel corso degli anni.
Benchè iniziato a girare più di tre anni fa, il tema dell'Intelligenza Artificiale fuori controllo non è solo elemento di unione con una certa filmografia che ha illustri precedenti come
2001: Odissea nello spazio, ma risulta attualissimo. Se da un lato infatti il dibattito è quello classico legato al dilemma tra benefici e pericoli connessi nel dare tanto potere di controllo a delle macchine che ci superano in numero e capacità (
Matrix insegna), una deriva della discussione investe oggi proprio il mondo del cinema con la preoccupazione di sceneggiatori e attori (e per alcuni Paesi tipo l'Italia vanno aggiunti i doppiatori) di venire man mano sostituiti nel loro lavoro proprio dai progressi dell'Intelligenza Artificiale ( al momento in cui scrivo, 19 luglio 2023, una delle notizie in merito è proprio lo sciopero che per la prima volta dal 1960 vede in USA riuniti nella protesta sceneggiatori e attori, con possibili gravi ripercussioni su tutta l'industria cinematografica se non verrà trovata una soluzione a breve).
Se nella realtà è difficile un ritorno al passato ma si potrà lavorare a un ridimensionamento o a delle precauzioni, nel film la risposta dei "buoni" alla minaccia non può che essere una contrapposizione netta che vede la valorizzazione tanto dell'analogico quanto del talento e creatività umane. La chiave di lettura del film diventa dunque proprio il contrasto tra digitale e analogico, sia nei temi sia nella forma. Non è un caso che si ricorra a poca CGI e a molto lavoro di stunt per le diverse e ormai celebri evoluzioni acrobatiche soprattutto del protagonista che a 60 anni suonati si ostina a voler interpretare personalmente. Ciò dà ad alcune sequenze sicuramente una maggiore naturalezza nella loro resa finale pagando pegno per qualche ripresa non del tutto perfetta. Ma il lavoro di Christopher McQuarrie alla regia è cmq ricercato, tra elementi classici come le riprese da cartolina delle varie locations, alle scelte dei piani stretti, delle inquadrature oblique e del montaggio a tratti anomalo. Siamo insomma più nel campo analogico del "casereccio" che in quello a tratti asettico del digitale.
Detto della componete personale, l'altro punto debole del film sembra però proprio una certa aspettativa delusa sul fronte scene d'azione: è come se le anticipazioni dei trailer e clip diffuse anzitempo abbiano tolto un po' il gusto della sorpresa mostrando già il meglio. Sono ben girate e tensione e ritmo la fanno da padrone senza lasciare un attimo di tregua allo spettatore e giustificando così anche la durata notevole di 2 h e 45': ma alla fine è come se ci si aspettasse qualcosa di più, al netto anche di alcune sequenze che perdono la loro originalità tra treni in caduta libera e inseguimenti attraverso la città di Roma (già visti di recente nell'ultimo capitolo della saga
Fast&Furious).