| Purtroppo finite le vacanze e riprendendo il solito ritmo del lavoro e dello studio, non ho più avuto il tempo di collegarmi come prima, ma non potevo rinunciare a scrivere la mia opinione su Lemonade. Non so se le parole potranno esprimere chiaramente e compiutamente il mio pensiero, ma proverò lo stesso.
Nina Pennacchi è riuscita a portare sulla scena del suo esordio la più completa delle eroine: una donna acuta e brillante, animata da uno spirito orgoglioso e indomito anche nell'innocenza e nel candore della sua giovane età. L’eleganza poi è evidentemente innata nell'autrice e il riversarla sulla carta si palesa per lei come un fatto naturale. Sono sconvolta dal suo modo di scrivere, di raccontare e legare con se tutti gli intrecci della storia e l'intensità di questo romanzo mi ha stordito ancora di più. I dialoghi lasciano una viva sensazione di realtà (e più leggevo, più mi sentivo compenetrata in quella ''realtà''). Di continuo sono riuscita a provare chiaramente le sensazioni provate dai personaggi: le loro passioni, i loro timori, le relazioni di amicizia e di amore... E ancora, il desiderio di punizione, l'incapacità di dimenticare e la voglia di vendetta delineano un romanzo che si legge tutto d'un fiato, dove il tormentato protagonista della storia è tutto fuorché un eroe; non è neanche un antieroe, è soltanto un uomo perseguitato da un odio primordiale capace di piegare e di far male. In ogni caso, dopo che Anna è stata brutalizzata e manipolata nella maniera più terribile (spaventosa e tragica), la mia immaginazione si è inibita a tal punto che mi è quasi risultato impossibile trovare una soluzione per loro. Ma l'autrice ci porta a pensare e riflettere che le tenebre non sono poi così oscure se il protagonista dopo aver superato il proprio passato, finalmente riesce ad accogliere i nuovi sentimenti. Però, il processo evolutivo di Christopher contrassegna quel blocco mentale che fino alle ultime pagine del racconto si palesa invalicabile e impervio. E compenetrandosi nella lettura, via via ci si rende conto del suo travaglio interiore, oppresso di prove e analisi; dall'errore e l'irrimediabile fino all'approdo e all'ammissione, che lo conducono a plasmare consapevolmente una coscienza di umani sentimenti. Bellissima in particolare, la struttura narrativa che utilizza con grande efficacia la tecnica del flashback, o meglio dei diversi piani temporali. Molto interessanti a mio avviso anche i pensieri espressi tra le parentesi, che ho associato ad ''un'altra voce narrante'', come una sorta di proiezione del subconscio dell'autrice, che in qualche modo, pare voglia rimanere distolta e discostata dal resto del romanzo.. Un altro aspetto che ho molto apprezzato è che non ogni cosa è guidata in una precisa direzione, il ché conduce i lettori a divorarne ogni pagina e ad affrettare l'opera, per soddisfare prima possibile, quella curiosità che ci sollecita a conoscerne l'esito. Ma è proprio quest’ultimo (ahimè) che non mi accontenta pienamente ... Perché avrei spasimato ancora per molto per leggere di Anna e Christopher, uniti e insieme !!!!
Edited by neith.n - 29/1/2013, 14:15
|