Miraphora |
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| L'ho finito ieri e sono in parte d'accordo con Mor. Secondo me certe scelte sono necessarie per proseguire lo sviluppo non solo della storia, ma dei personaggi stessi. Nel primo romanzo Emma combatteva contro un male esterno, adesso è interno a lei. Non solo il brutto difetto di fare finta di niente e di sopprimere tutto, ma anche quello di non sapere scegliere una valvola di sfogo per riequilibrarsi, saper scegliere a chi dedicarsi. Per questo secondo me il personaggio di Jonathan è così ben inserito e necessario: Emma deve rendersi conto dei suoi errori e lo fa solo attraverso di lui, quando si rende conto di assumere un atteggiamento distruttivo verso sé stessa e verso chi le sta vicino. Anche se - naturalmente - certi aspetti sono effettivamente giusti (come il fatto di cercare l'appoggio di una persona che ha vissuto esperienze simili) non sono cmq riuscita a sostenere l'ansia.  Evan, come Emma, deve scrollarsi di dosso l'innocenza dell'inizio della loro relazione e - avendo una vita quasi perfetta - fa fatica ad affrontare i problemi di Emma. Con tutta la buona volontà, non vede mai quando lei si nasconde e non si accorge che qualcosa non va. Bellissimo, cmq. Corposo, pensato, viscerale. Per alcuni sarà anche lungo ma per me è necessario per capire la testa di Emma, nel bene e nel male. Sono indecisa se iniziare subito il terzo o aspettare un pochino per far radicare di più la storia... |
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