Non mi è dispiaciuto sebbene sia abbastanza complicato per me dare un giudizio su questo libro
: il risultato di questo mio parziale gradimento penso sia dovuto ad una sorta di "media" tra le cose che ho cmq gradito e altre che mi hanno lasciato molto perplesso.
La narrazione in prima persona col POV alternato tra i due protagonisti penso sia stata funzionale alla storia in più di un modo.
Prima di tutto, come sempre con la narrazione in prima persona, risulta più semplice la caratterizzazione dei due protagonisti potendo "leggere" e "vivere" tutto attraverso i loro occhi e potendone scorgere vari aspetti del loro modo d'essere grazie alle introspezioni personali.
Nel caso di Sophia abbiamo in fondo un personaggio già visto molte altre volte nei romance
: donna in carriera cui si dedica con tutta se stessa senza aver tempo o bisogno di una vera vita sentimentale.
La classica storia di solo sesso che apparentemente potrebbe essere l'ideale in queste situazioni in realtà alla fine non lo è perchè c'è una sorta di evoluzione dei sentimenti.
Un percorso tutto sommato logico e coerente col modo d'essere del personaggio: credo ci sia una buona alternanza tra sentimenti contrastanti, sempre giustificata.
Inoltre mi è sembrato buono anche il lavoro svolto dall'autrice nel delineare l'evoluzione e il mutare dei sentimenti di Sophia (o cmq il prendere coscienza di sentimenti che forse, in fondo, ci son sempre stati
).
Il discorso per Stanton è un po' più complesso
: non so se sia un caso ma, ad esempio, al suo POV sono dedicati più capitoli rispetto a Sophia.
Come se il personaggio richiedesse un lavoro supplementare.
Se così fosse potrei capirlo perchè penso che gli aspetti negativi e un po' "deboli" del romanzo siano connessi tutti a lui.
La situazione di base tra lui e Jenny è già sulla carta molto particolare: hanno avuto una figlia ma non si sono mai sposati per non ostacolare i piani futuri soprattutto di Stanton.
Si parla anche di relazione "aperta".
Il problema è che, dopo anni, l'andazzo è sempre questo: si vedono solo ogni tanto (più che altro per permettere alla bambina di stare col padre) poi ognuno torna alla sua vita e magari alle sue relazioni.
Sembra un po' difficile rendere credibile questa situazione in un contesto di piccola cittadina del Sud coinvolgendo inoltre una famiglia molto cristiana: è un discorso che generalizza un po' troppo ok, ma la famiglia di Jenny mi è sembrata cmq un po' "stonata" messa in questa situazione.
Così come tutta la reazione e il conseguente piano di Stanton alla notizia del matrimonio di Jenny mi son sembrate soluzioni narrative un po' troppo "tirate": difficile che un uomo di mondo come lui non si renda conto che la cosa poteva succedere e che era difficile procrastinare una situazione familiare così a "distanza".
La particolarità di questa situazione per certi versi un po' assurda, è uno degli aspetti che, come dicevo, secondo me giova della narrazione in prima persona: non penso che l'autrice volesse davvero rendere Stanton un po' troppo stupido ma è cmq quello che traspare dai suoi pensieri e che alla fine arriva a dare una sorta di giustificazione al tutto...
Stanton si rende conto di essere innamorato più dell'immagine e del ricordo che aveva di Jenny che della donna che è adesso così come di essere legato a quella situazione più che altro perchè significava tornare dalla sua bambina.
Alla fine si rende conto dell'assurdità delle sue pretese e forse questo gli toglie anche il "velo" dagli occhi sulla sua reale situazione con Sophia.
La "vera" relazione con Sophia, che per lei muta in seguito ad una rapida ma cmq coerente presa di coscienza, è invece una rivelazione improvvisa per Stanton tipo folgorato sulla via di Damasco come San Paolo: in fondo è una cosa che ci può stare perchè l'assurdità stessa dei pensieri di quest'uomo nel non rendersi conto dei segnali che il suo stesso cuore gli manda sia su Jenny sia su Sophia è la spiegazione della sua "cecità" emotiva...
Così come non si rende conto che continua a dirsi innamorato di una donna solo per il ricordo che ha di lei così non si rende conto di essere innamorato di un'altra donna che lo colpisce continuamente con la sua bellezza, col piacere di stare in sua compagnia, col sesso strabiliante che c'è stra loro e in generale con tutti quei pensieri ed emozioni che ti suscita la persona che ami (gelosia compresa).
Ho trovato credibili anche gli equivoci che si creano nella loro storia
: meno magari la "forzatura" di alcune scene per impedire ai due di parlarsi mettendo così le cose in chiaro e risolvere conflitti che invece permangono allungando un po' il brodo.
Proprio perchè mi sembravano credibili gli equivoci e i fraintendimenti avrei trovato un modo più chiaro, profondo ed esplicito per risolvere il dubbio di Sophia...
E' del tutto plausibile che pensi di essere una seconda scelta: dimostarle di non esserlo solo dicendoglielo due volte e poi facendoci sesso è, secondo me, molto riduttivo e ha poco senso.
Tra le cose che mi son piaciute metto cmq l'inizio del libro
: è vero che dà un po' la sensazione di essere stati catapultati a metà di una vicenda già in corso ma ho trovato cmq originale la "base" della relazione tra i due protagonisti del romanzo.
Mi è piaciuta molto l'ambientazione da piccola cittadina del Sud degli Stati Uniti che, anche grazie al tipo di (ottima) caratterizzazione dei vari comprimari, ricorda molto il film "Qualcosa di cui sparlare" con Julia Roberts, Dennis Quaid ecc...
Forse l'autrice ogni tanto si lascia prendere troppo la mano andando un po' sopra le righe con alcuni personaggi che sarebbero risultati più "autentici" e meno "caricature" se lei avesse avuto un controllo maggiore.
Penso ad esempio a Presley, la bambina: decisamente adorabile e credibile nell'esprimere i suoi sentimenti al padre che è invece incapace di rendersi conto della situazione alla quale vuole porre "rimedio", diventa poi una caricatura stile sit-com americana quando redarguisce, con tanto di indice puntato e camminata nervosa, i suoi genitori sul loro comportamento.
Ci sono insomma alcune "scenette" pensate come divertenti dall'autrice ma che, come spesso mi accade con questo tipo di ironia americana un po' "stupida", non mi hanno fatto ridere e che avrei visto bene se scritte in modo diverso e più "conforme" alla storia in sè.
Tutto sommato una lettura piacevole una volta "abituato" al protagonista maschile
: dovrei leggere anche gli altri (soprattutto se, come sembra, avranno come protagonisti alcuni degli ottimi comprimari di questo).