Ok, l'ho finito! Deo gratias!
Tre stelline risicate.
Mi dispiace tanto, perché i due volumi precedenti li avevo divorati e mi erano piaciuti tantissimo, ma questo... boh, la sensazione principale è stata quella di avere avuto davanti personaggi diversi rispetto a quelli che avevamo imparato a conoscere nei primi due libri.
Non me ne voglia l'autrice, ma persino il mio amato Muriel in qualche punto l'ho lievemente detestato. Alakim quasi non mi è pervenuto, Nicole l'avrei presa a badilate in faccia.
Si salvano solo Yoliah e... il commesso del negozio di dischi!
Ma veniamo alle mie perplessità in dettaglio.
Allora, la prima parte del romanzo, quella incentrata sul vampiro energetico-musicista, non capivo bene dove volesse andare a parare. Alakim debole, ok. Violenza diffusa, ok. Ma a che cazzo serviva dilungarsi tanto? Comprese le scenette erotiche tra l'amica di Nicole e il detective? Boh. Ancora non ho capito. So solo che, quando finalmente la faccenda diventa interessante, con ondate di isteria e violenza collettiva, Nicole mi diventa una scema patentata. Nei volumi precedenti (soprattutto il secondo, con il serial killer, ma anche con la sua prigionia del primo) mi tollera livelli di violenza inaudita senza battere ciglio e qua, per un solo morto (che sarebbe pure per legittima difesa, se vogliamo) diventa di botto una moralista? No, no, no. Alakim, che non è certo uno stinco di santo, ha anche fin troppa pazienza con lei. Poi l'autrice verso la fine tenta di spiegare che cos'è che l'aveva spaventata tanto e perché aveva avuto quella reazione, ma il fastidio che ho provato nel vederla reagire così ormai era talmente tanto che la spiegazione mi è sembrata un vano tentativo di arrampicarsi sugli specchi. Forse avrei avuto bisogno di sentirmela dare qualche capitolo prima, in modo da non arrivare a detestare tanto Nicole.
Stendiamo poi un velo pietoso sulla possibilità di un figlio. Ce li vedo proprio, quelli là, a crescere un pargoletto nell'Olimpo Oscuro.
In mezzo a tutto il casino, Alakim trova il tempo per farsi un paio di sedute ipnotiche che, a parte fargli ritrovare forze apparentemente perdute e a garantire un po' di fanservice a chi come me aspettava da tempo il flashback con Zaphkiel, hanno poca rilevanza.
Il problema è che io sto flashback lo aspettavo veramente. Zaphkiel mi aveva risvegliato non pochi ormoni e l'idea di una parentesi M/M passata mi attizzava proprio. MA... Un MA grande come una casa. Perché sul più bello dell'amplesso, l'autrice mi cade su un particolare che io non posso tollerare. Una fellatio subito dopo una penetrazione anale. Ho dovuto rileggere tre volte per essere sicura di aver capito bene. D'accordo che sono angeli, d'accordo che siamo in un paranormale, d'accordo che a volte nei romanzi rosa la fantasia piega la realtà a proprio piacimento e le regole della vita reale non si applicano, però, dai, lo schifo prevale sulla fantasia. Avessero usato un preservativo... ma prima infili la tua angelica asta nella porta posteriore e poi te la fai succhiare? Ma forse gli angeli non cagano. Chissà. Però, da qui in poi per me il romanzo era già bocciato in pieno.
Nemmeno la tanto attesa scena a tre è riuscita a risollevarmi l'umore. Anzi, nonostante non mi dispiacciano le scene a tre, io Alakim in un trio non riesco proprio a immaginarmelo. È troppo maschio, troppo brutale, troppo poco ambiguo per (e qui cito la recensione di un'amica) "fare lingua in bocca" con un altro uomo. Muriel ci sta, è la quintessenza dell'apertura mentale e sessuale, ma Alakim... nel flashback passato, ok, poteva anche avere un senso, in una qualche avventura passata, prima di conoscere Nicole, poteva anche starci il sesso con Muriel, ma ora... non so, lo vedo più un bruto possessivo da rapporto esclusivo che un Dom che condivide la propria partner. Già c'era stata la condivisione nel romanzo precedente, ma fosse stato un episodio isolato, l'avrei accettato. Ma qui sembra quasi che sia diventata la norma. Quasi come se anche Muriel fosse innamorato di Nicole. Boh. Alla faccia del triangolo. A volte ho avuto quasi la sensazione che l'autrice non sapesse più decidersi tra chi dovesse amare Nicole e l'avesse data a entrambi per evitare di scegliere. Insomma, sta cosa non mi ha convinta per niente.
In conclusione, per tutti questi motivi, più qualche scelta lessicale che mi ha lasciata perplessa (capelli gretti? Sono anche andata a cercare sul vocabolario, pensando che gretto avesse un'accezione che non conoscevo. E invece no. Ancora mi domando che cosa intendesse l'autrice con "capelli gretti") avrei bocciato il romanzo in pieno.
L'unica cosa che ha risollevato il mio giudizio è stata la storia tra
Lì sì che ho ritrovato la fiamma, la passione, il contrasto di volontà, la lotta tra bene e male, il mistero di un tragico passato a confronto con un vuoto presente, il libero arbitrio, la ricerca della libertà che tanto mi erano piaciuti nei romanzi precedenti.
Ho amato il linguaggio d'altri tempi di Yoliah e lo scombussolamento di Elizabeth davanti a quel giovane che sembra venuto da un'altra epoca apposta per tormentarla e metterla alla prova. Davvero emozionante la loro scena clou e un vero balsamo per il cuore il loro epilogo da coguar con il toy boy.
Ecco, loro, più l'intrigante finale con
il commesso del negozio di dischi/barista/studente di psicologia
si meritano 4 stelline. Il resto era da due.