Lettura abbastanza piacevole il primo libro di questa Serie paranormale che è anche l'esordio dell'italiana Giuditta Ross
: credo che il suo pregio più grande sia quello di saper costruire una storia con vari personaggi a renderla più interessante, senza però "sconfinare" nella coralità di certo più accentuata in altri libri.
Il romanzo contiene ben più di quelli che in genere sono semplici presupposti solo accennati, per quelle che credo saranno storie future: ma non vi indulge troppo
(credo sia possibile individuare almeno due coppie...
).
Essendo il 1° libro di una Serie paranormale, ha l'onere di dover dedicare una parte alla "costruzione" o cmq spiegazione dell' Universo creato dall'autrice
: in realtà si tratta di personaggi, "regole" e dinamiche già viste in vari libri appartenenti allo stesso genere ma, personalmente, non ho percepito la mancanza di originalità come un vero difetto perchè il tutto mi è sembrato cmq funzionare bene.
Ho dovuto giusto fare l'abitudine a vari nomi di specie utilizzati dall'autrice come sinonimi, tipo fae = fate (che però in un paio di occasioni diventano anche elfi).
La parte che mi è sembrata invece più originale (quantomeno perchè riscontrata in pochi paranormali) è quella relativa alla coesistenza di umani ed esseri soprannaturali, con i primi a conoscenza dell'esistenza dei secondi e i rapporti variano dalla convivenza pacifica alla guerra alle minoranze che genera anche delle specie di "rifugiati politici". Aspetto assolutamente interessante sia per la sua attualità sia perchè l'autrice basa la convivenza pacifica su un aspetto che fa riflettere
: alla maggior parte dei Governi umani interessa solo che i soprannaturali rispettino qualche regola e...paghino le tasse.
Non so come mai questo aspetto così interessante venga solo accennato così come sono poco presenti i licantropi che pure l'autrice pone come maggioranza tra i soprannaturali
: immagino siano spunti per i libri successivi.
Purtroppo per me, l'autrice adotta anche una di quelle dinamiche da paranormale che meno incontrano il mio gusto
: il legame tra i due protagonisti dovuto ad un fattore "esterno" (esempio più classico è quello del fato, con ogni membro di una razza che ha un'anima gemella predestinata).
In questo caso non ci si deve sforzare nemmeno più di tanto di cogliere una sua implicazione visto che l'autrice lo chiama proprio "Legame".
E' una caratteristica che non amo perchè dà sempre la sensazione che i due protagonisti stiano assieme, siano attratti, non come persone "normali" che si piacciono per come sono ma appunto per una qualche forza esterna ( e che nulla insomma cambierebbe se al loro posto, o di una delle due, ci fosse qualcun altro con differenti caratteristiche fisico/caratteriali). L'elemento tuttavia non è sempre negativo trasformandosi a volte anzi in un valore aggiunto (ai miei occhi) quando ad esempio viene sovvertito in qualche modo (capita spesso nella Cole, non a caso una delle mie autrici di paranormale preferite
).
Non è il caso di questo libro, purtroppo, nel quale il rapporto tra i due protagonisti Alice e Alistair è insomma fortemente condizionato dalla presenza di questo Legame (poco conta una sorta di attrazione di lui prima che venisse creato il vincolo, visto che pare sconfinare più che altro nella "pena" che avrebbe provato per chiunque altro in quelle condizioni). Gravata ai miei occhi da questo "peso", la storia d'amore tra i due non mi ha preso più di tanto lasciandomi anche sorvolare sul motivo di "crisi" abbastanza fondato ma ripreso solo vagamente nel finale senza mai essere davvero approfondito/risolto.
Credo che, oltre ad un certo talento per imbastire trame di ampio respiro, popolate di vari personaggi, altra grande qualità dell'autrice sia la caratterizzazione degli stessi
: magari anche qui non c'è nulla di chissà quanto originale (dalla protagonista incerta sulle proprie origini ma con un forte temperamento, al protagonista burbero e scostante ma totalmente devoto alla sua lei) ma l'autrice utilizza i modelli così bene che in qualche modo riesce a farli "propri" o cmq a renderli piacevoli.
Penso addirittura che il lavoro migliore sia svolto su alcuni dei comprimari
: anche in quelli apparentemente "cattivi" (almeno ad un primo sguardo
), riesce a mettere talmente tante sfaccettature da sembrare una scrittrice "consumata" e non una all'esordio.
E poichè si tratta di esordio, a mio modo di vedere ci vuole anche una certa indulgenza per aspetti sicuramente da migliorare
(discorso valido in generale, privo di motivazioni patriottiche essendo l'autrice italiana
).
Sicuramente l'autrice dimostra qualche incertezza linguistica, a proposito di italiano. "Di dietro" invece di "didietro" usato come sostantivo sinonimo di "sedere" e "allo scuro" invece di "all'oscuro", sono due forme ai limiti dell'errore diciamo
: della prima vi è una vaga traccia nel sito Treccani (ma penso si riferisca più all'uso nei casi tipo "parte di dietro"), mentre la seconda , sebbene non all'unanimità, viene accettata da qualche dizionario perchè pare usata in passato da alcuni autori. In entrambi i casi è preferibile la forma più usata e di sicuro l'autrice non era a conoscenza di tutto ciò (non si spiegherebbe altrimenti perchè usarle...).
Sempre all'autrice imputerei un uso un po' confuso dei POV dei personaggi in qualche passo. Esempio:
"Nairn puntò lo sguardo nella sua direzione e la vide accennare un sorriso di fiducia. Ma lei non riusciva a nascondere la sua ansia" (in pratica sembra che il POV sia quello di Nairn ma, proseguendo la lettura, ti rendi conto che è quello di lei che "parla di se stessa in terza persona").
Aspetti cmq migliorabili con una revisione finale più approfondita, credo: mancanza cui imputare invece altri difetti (ero addirittura convinto che si trattasse di un self e non di una pubblicazione Triskell).
Se i refusi sono infatti pochi (4 o 5 in tutto, quelli che ho notato io), alcuni passi dimostrano degli errori dovuti probabilmente ad una riscrittura senza controllare poi il risultato finale (anche il discorso precedente riguardo ai POV potrebbe dipendere da questo in alcuni casi
).
L'esempio al capitolo 16 penso sia indicativo in tal senso:
"Quello che non sapeva era che sarebbe potuto inginocchiarsi e adorarla per ore". Mi sembra una "stonatura" po' troppo marcata per una che invece in tutto il libro dimostra un certo stile e una certa proprietà di linguaggio, abile nelle descrizioni e a tatti poetica.
La mia "sensazione" è che il passo fosse stato scritto "si sarebbe potuto inginocchiare" oppure "avrebbe potuto inginocchiarsi" e che in fase di "riscrittura" perchè voleva forse cambiare qualcosa, l'autrice non abbia "coordinato" la nuova versione a parte della vecchia.
Una svista insomma.
Dovrei leggere sicuramente il seguito
: uso il condizionale perchè eviterò solo nel caso di...
tipologia m/m con protagonisti Mo e Nairn.
Ma se la loro storia si "compisse" solo a margine di una trama che li vedesse comprimari e non protagonisti principali, non avrei problemi.
p.s. Un grazie ad Alice per aver segnalato il libro che va a colmare un po' la mia mancanza di paranormali
: e che, anche a causa di questa "morìa" del genere, si rivela una delle lettura più interessanti in questo ambito (ad esempio, problemi stilistico/formali a parte, l'ho preferita alle ultime letture dei "Principi Azzurro Sangue" della Gianinetto
).