| TITOLO: Il segreto di EvaAUTORE: Amy HarmonEDITORE: Newton ComptonTRADUZIONE: Marialuisa AmodioUSCITA: marzo 2018PAGINE: 376POV: prima persona -terza persona/ alternatiGENERE: romanzo storicoTrama1943. La Germania occupa gran parte dell’Italia e le deportazioni degli ebrei aumentano di giorno in giorno. Fin da bambini Eva Rosselli e Angelo Bianco sono cresciuti come una famiglia, divisi solo dalla religione. Con il passare degli anni si sono innamorati, ma per Angelo è arrivata la vocazione e, nonostante i suoi profondi sentimenti per Eva, ha preso i voti. Adesso, più di dieci anni dopo, Angelo è un prete cattolico ed Eva è una donna ebrea che rischia la deportazione. Con la minaccia della Gestapo in avvicinamento, Angelo nasconde Eva tra le mura di un convento, dove Eva scopre di essere solo una dei tanti ebrei protetti dalla Chiesa. Ma la ragazza non riesce proprio a stare nascosta, in attesa della liberazione, mentre Angelo rischia la vita per salvarla. Con il mondo in guerra e le persone ridotte allo stremo, Angelo ed Eva affrontano sfida dopo sfida, scelta dopo scelta, fino a che il destino e la fortuna non decideranno di incontrarsi, lasciandoli stremati davanti alla decisione più difficile di tutte.CommentoÈ la prima volta che leggo un romanzo di questa autrice, non chiedetemi il motivo perchè non saprei rispondervi. Quando l'ho comprato, in offerta, sono stata attratta dalla trama; le storie ambientate durante la seconda guerra mondiale rivestono un fascino particolare per me. E così, fazzoletti alla mano, mi sono immersa nelle pagine di questo libro che, oltre a essere un romanzo, è un percorso storico negli anni che hanno violentato l'Europa. Salta subito all'occhio, infatti, l'accuratezza con cui sono narrati gli eventi, tutti realmente accaduti, e la precisione nel descrivere l'ambientazione italiana, di Firenze prima e Roma poi. Ogni volta che mi imbatto in libri che narrano le vicende di quel periodo, ogni volta che leggo degli orrori che ebrei, e non solo, sono stati costretti a subire, mi viene la nausea e mi chiedo, inevitabilmente, come sia stato possibile far accadere tutto ciò. E il dolore, la sofferenza, l'impotenza, il senso di ingiustizia e abominio, traspaiono da queste pagine in tutta la loro atroce verità, in un cammino che parte dal 1938 fino alla fine della guerra nel 1945, da quando le avvisaglie che il mondo stesse per cambiare sembravano pensieri dei più pessimisti a quando il terrore si impose, travolgendo l'Europa nel mare di sangue, dolore e morte che tutti conosciamo. Ci sono altre Leggi razziali. Angelo è corso a casa quando l'ha saputo, ma ci ha trovato completamente all'oscuro di quello che era successo. È diventato il latore di cattive notizie, anche perchè, a quanto pare, le buone notizie non ci sono più. Gli ebrei non possono più esercitare la loro professione tra i non ebrei. Dottori, avvocati, giornali, tutti i professionisti qualificati. In un solo giorno, hanno perso i loro mezzi di sussistenza. E non è finita qui. Siamo banditi dai luoghi di villeggiatura e dalle rinomate località turistiche. Non possiamo andare in vacanza al mare, in montagna e alle terme. Non possiamo pubblicare annunci o necrologi sui giornali. Non possiamo pubblicare libri nè dare conferenze. Non possiamo nemmeno possedere una radio. Sentendo questa, mi sono messa a ridere e ho detto ad Angelo: «Non possiamo possedere una radio? E i rasoi elettrici? Il babbo adora il suo nuovo rasoio elettrico. Non ti ci affezionare troppo, babbo! Poi a chi tocca? alle lavatrici? Ai telefoni?» Angelo non ha riso.È solo il giugno del 1939. Eva è ancora la ragazza che ama suonare il violino, Angelo è ancora il giovane seminarista che ambisce all'immortalità, il mondo sembra ancora lo stesso. Sembra. Avevano designato un angolo per i bisogni e, anche se nessuno voleva usarlo, alla fine ne erano stati tutti costretti. l'umiliazione delle donne anziane, accovacciate in quell'angolo, attente a serbare la loro modestia mentre cercavano di non calpestare la sporcizia altrui, con le guance bagnate di lacrime di mortificazione, era qualcosa che non avrebbe mai potuto perdonare. Una cosa era uccidere qualcuno. Un'altra era degradare e umiliare: strappar via la dignità di una persona era come scuoiarla viva. La prima trasformava un uomo in un assassino. La seconda lo rendeva un mostro. Eva era sicura che molte donne a bordo di quel treno avrebbero preferito una morte rapida e pulita alla lenta perdita della loro umanità.E di episodi brutali, feroci, ce ne sono tanti in questo libro, immagini che fanno rabbrividire ma che rendono chiaro ciò che ha significato vivere quel periodo. Uno, in particolare, che non riporto testualmente per non fare spoiler, mi ha fatto accapponare la pelle per il forte senso di sopraffazione: l'uccisione di un uomo ebreo colpevole di non essersi abbassato i pantaloni davanti a tutti. Un episodio, uno dei tanti, che fa capire il valore che veniva dato alla dignità umana. Ma Il segreto di Eva è anche una storia d'amore, di un uomo e una donna che sfidano le leggi della religione e della vita... «Ripongo la mia fede in Dio. Non nella gente», disse lui a bassa voce, con una testardaggine che le fece venir voglia di schiaffeggiarlo. «Ma dio opera attraverso le persone, giusto?» insistè Eva Lui non rispose, ma spettò che lei continuasse, spostando lo sguardo tra il suo viso e la strada, tra le ombre che si allungavano e davano loro un senso di intimità. Lui non aveva ritratto il braccio ed Eva continuò ad aggrapparvisi. «Mio padre credeva nell'Italia. Lo zio Augusto credeva persino nel fascismo. Fabia crede nel papa, Santino crede nel duro lavoro e tu credi nella Chiesa. Sai in cosa credo io, Angelo? Credo nella mia famiglia. Credo in mio padre. Credo in Santino e in Fabia. E credo in te. Le persone che più amo al mondo. L'amore è l'unica cosa in cui credo»... un uomo e una donna che trovano forza in ciò che li lega ... «L'unica cosa che mi interessa, l'unica cosa al mondo che mi spaventa, è che ti succeda qualcosa. Lo sai? Penso che potrei affrontare qualsiasi cosa, sopportare tutto, se fossi certo che stai bene e non corri alcun pericolo. Non posso rendermi utile come devo, non posso essere il prete che voglio essere, se sono in preda alla paura. La paura di perderti soffoca la mia fede» ... in quel sentimento tanto forte da spaventare «Devo farti uscire da qui, Eva. Devo farti uscire da Roma. ma non so dove mandarti, sola come sei. Non so dove potresti essere al sicuro e temo che se non potrò vedere con i miei occhi, ogni giorno, che sei sana e salva, diventerò pazzo»Bel romanzo, toccante e profondo, una lettura che sicuramente merita e che fa riflettere su ciò che è stato affinchè non sia più. Non posso fare confronti, non posso dire se la Harmon sia in linea con ciò che ha già scritto, se confermi le aspettative di chi è abituato a tuffarsi nelle sue storie. Posso solo dire che il mio primo incontro con la sua penna supera ampiamente il mio giudizio personale.
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