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C'è ancora domaniDiretto e interpretato da Paola Cortellesi, al suo debutto dietro la macchina da presa, il film ha avuto un'eccezionale risonanza mediatica e, grazie al passaparola, ha battuto vari record di incasso.
La Cortellesi aveva già dimostrato nel monologo ai David di Donatello del 2020 una particolare sensibilità al tema femminista, esponendo l'esempio del diverso significato dei termini declinati al maschile o al femminile. Qui si occupa dei vari aspetti della questione femminista, dalla violenza domestica, passando per la disparità di trattamento sul posto di lavoro, per finire con l'emancipazione anche attraverso...un qualcosa che preferisco non svelare perchè, trama parallela per tutto il film, si svela poi solo nel finale. Lo fa con un piede nel passato, ambientando la vicenda nel dopoguerra e optando per il bianco e nero della sua pellicola, ma restando sempre ancorata al presente. Se dunque è lecito scorgere lampi di neorealismo, il cambio di tono che passa spesso e volentieri alla commedia (in fondo background dell'attrice) non è solo un modo per raccontare con originalità, ma sembra seguire l'idea che anche i temi scomodi restino più impressi se affrontati con la sottile lama dell'ironia. Non a caso, sono proprio le sequenze più dure quelle cui la regista decide di dare una veste del tutto originale nella maggior parte dei casi: si può discutere sull'artificiosità della scelta e la relativa accusa di "paraculata" ma, se il fine era quello di lasciare impresso il momento e il suo messaggio, possiamo dire che l'obiettivo è centrato.
Verrebbe da dire che il film affronta insomma temi di stretta attualità (nel momento in cui scrivo il Paese è scosso dall'ennesimo femminicidio), ma la triste realtà è che questa frase sarebbe stata adatta in praticamente tutti i momenti del nostro passato: sarebbe bello che un giorno qualcuno leggendo queste righe pensasse "meno male che non è più così". Il messaggio è evidente anche nel film dove, la colonna sonora che mescola canzoni del presente con altre moderne, serve proprio a sottolineare come purtroppo il problema sia ancorato alla storia. Inoltre la scelta di alcune di queste canzoni dà al film anche una vena quasi "pop" che ricorda un po' quello che aveva fatto la Coppola con
Marie Antoinette o la colonna sonora anacronistica de
Il destino di un cavaliere con il compianto Heat Ledger.
One-woman show incentrato sulla protagonista per la maggior parte del tempo, il film si fregia però anche di diverse interpretazioni di alto livello: spicca forse quella di Mastandrea, così lontano dall'idea di uomo che il suo essere sembra suggerire e quindi per questo forse ancora più bravo ad incarnare il ruolo.
La sceneggiatura scritta coi collaboratori fidati di sempre, già a lavoro col marito della Cortellesi, regala una storia che fa riflettere e che incuriosisce fino alla fine nascondendo un epilogo che quindi arriva un po' a sorpresa, al posto della conclusione ben più banale che sembrava suggerire.